La creazione del mondo in sei giorni nella Genesi offre per gli ebrei una datazione tradizionale e ha dato origine a moltissime interpretazioni, anche presso i cristiani, che estendono sul piano della periodizzazione storica l’intervento divino e generano la canonica distinzione in sei/sette età; Esiodo inaugura presso l’occidente il mito dell’età dell’oro e della progressiva decadenza, che tanto successo avrà presso le generazioni successive e troviamo mirabilmente espresso da Dante, unito all’interpretazione danielica del sogno di Nabucodonosor, nell’allegoria del gigante del XIV canto dell’Inferno; presso i poeti augustei e gli storici di età imperiale la riflessione sull’invecchiamento e talora ringiovanimento della storia è costante; Ovidio riprende il tema delle quattro età del mondo (e ispirerà la sinfonia n. 1 di Von Dittersdorf); Floro applicherà in termini ‘forti’ l’umanizzazione delle età del mondo; il mitografo Fulgenzio dedicherà un’opera apposita al tema delle età del mondo e dell’uomo; in ambito cristiano notevoli sono le riflessioni di Lattanzio, Ambrogio, Agostino, Beda… e ancora Newton calcolava l’età del mondo e la sua fine sulla base della Bibbia. Sulle età del mondo e dell’uomo hanno riflettuto Bacon, Shakespeare, Pascal, Bossuet, Lessing, Herder, Schelling, fino alle recenti creazioni artistiche del designer Mathieu Lehanneur. Infiniti spunti offrono inoltre l’Islam e le culture orientali hindu, taoista, buddhista, fra cosmologia lineare e ciclica.